CIVILTA' E MODERNITA'
Tempo addietro, tutte le regole sociali non erano dettate da
leggi scritte, ma erano di uso comune accettate e pretese, perchè era così e si
doveva fare, in questo modo, perchè tutti facevano in quel modo anche se per
legge i dettami erano al contrario.
Così come oggi, la legge enunciava che tutti i cittadini erano liberi di
muoversi nel territorio a qualsiasi ora del giorno, ma in nessun caso una
moglie si sognava di andare al cinema da sola senza la compagnia del proprio
marito o altri componenti della famiglia.
Tutto era canonizzato da usi e costumi locali e dava all'emigrante, che ritornava dopo tanto tempo, una senzazione di arretratezza e mancanza di civiltà.
Lu parenti chi arrivava di la Germania pi li vacanzi estivi,
si ni facia vriogna di la mancanza d'acqua nta li rubinetta e pigghiannu li
distanzi di stà Sicilia, a ditta d'iddi ammaccatizza, purtava parauna cu la
Germania chi dà l'acqua un manca mai dicennu: “NI LA GERMANIA TI PO FARI TRI
BAGNI LU IORNU” e “no comu cà chi l'acqua arriva na vota ogni deci iorna e
si un ti fà lu cuntu giustu ,cu su
recipienti nicu nicu arresti senza chi un po mettiri mancu la pignata”.
La libertà conquistata oltre frontiera per il forestiero al
ritorno nella sua terra natia, si espletava con vigoroso spirito goliardico e veniva sbandierata ai
quattro venti sia nei gesti che nelle parole.
Lu muzzuni di sicaretta o un pezzu di carta che in Svizzera
era riposto nel cestino dell'arredo urbano, in Sicilia veniva buttato per terra
e il protagonista quasi a giustificarsi commentava l'accaduto nella mancanza di
cestini, poi, magari,
voltandosi né vedeva uno in bella vista mezzo vuoto, messo li
ad aspettare proprio quel pezzo di carta
oramai per terra e un pò rosso per la vergogna si zittiva.
Le scene di questo tipo non erano difficile a vedersi.
Pure in spiaggia, a due passi dai templi di Selimunte,
espressione massima di cultura millenaria,
la classica famiglia con accento NORDICO COPIATO dove il NE' finale
delle frasi era sempre presente, anche quando era di troppo, alla raputa di lu
muluni, lu picciriddu un sapennu comu fari pi ghittari la scocia dicia a lu
patri mezzu Milanesi: PAPA' DOVE LA BUTTO NE'?,
La domanda da parte del bambino era formulata in modo tanto
educato che dava
alle persone del vicino ombrellone un senso di ammirazione
perchè mostrava la raggiunta maturità civica,
che risultavano angioletti al confronto con i propri picciriddi chi ni
la spiaggia liberavano le loro frustrazioni con
AMMUTTUNA, PIDATI A TUTTI BANNI, TIRAMENTU DI RINA E JOCA DINTRA L'ACQUA ACCUSSI SIVUSI CHI L'ANNIAMENTU ERA
SEPRI VICINU.
Ma la risposta era istantanea, data da quel padre attento
all'ìnsegnamento del figlio, ed enunciava la soluzione con assoluta fermezza e
convinzione: ETTALA NTA LA RINA E CUMMOGGHIALA CU LI PEDI NE'.
Quanti mortificazioni riceviamo con queste attenzioni da
parte delle nostre stesse genti.
Anche in Sicilia il progresso avanzava a grande velocità.
Tutto veniva accettato con amorevole simpatia.
Puru lu cinima nta tutta la genti di paisi fù vistu e
disiatu.
Quannu nti na famigghia la figghia si facia “ZITA”, un c'era duminica chi un si ia a lu cinima.
La partenza era di la casa di la zita.
Tutta la parintela partecipava, di lu chiu nicu a lu chiu
ranni.
Un c'era parenti chi mancava a lu corteu e a lu zitu mischinu
ci vinia lu friddu a pinsari di quantu biglietta avia a pagari.
Ma “amuri è amuri e un né brodu di ciciri” e la regola non
scritta era che per amore della “ZITA” il fidanzato doveva dimostrare di essere
“OMU” ed affrontare la situazione pagando tutti i biglietti del cimena.
Puru li vecchi nonni di la “ZITA” chini di acciacchi, anchi
zuppichiannu, pi ghiri a lu cinima currianu comu lu ventu.
TEMPI MODERNI CHI AMMUTTANU A LI TEMPI ANTICHI E SI FANNU
AVANTI.
quannu nasciu, a la Comuni fù dichiarata di nome
“SEBASTIANA”, nome moderno e gentile.
I parenti, sopratutto quelli più giovani, la chiamavano
“SEBBY”, magari con la ypsilon finale in modo da farlo sembrare più nordico e
rinnegare l'effettiva provenienza che era l'eredità della nonna paterna.
Quando la picciridda intenta a giocare con altri bambini,
distrattamente ritardava il ritorno a
casa, la mamma con fare affannoso l'andava a cercare.
Vedendola da lontano, con voce amorevole la chiamava col nome
nordico “SEBBY, SEBBY”.
Ma quando al secondo richiamo la picciridda non dava nessun
segno di attenzione, ecco che tutta la sicilianità veniva fuori con grande
vigore e la voce che prima poteva essere classificata come SOAVE E GENTILE, si
trasformava e con forza usciva fuori potentosa simile ad un boato di tuono
prima della tempesta : “BASTIANA”, “BASTIANA VENI CA' o T'AMMAZZU A LIGNATI”.
Al richiamo “SICULO” l'attenzione diventava totale, il comando
veniva recepito all'istante e con fulminio scatto degno di grande atleta la
picciridda si presentava all'appello.
Il nome in siciliano “BASTIANA” era meno delicato e
moderno, ma di certo dava segno di
grande vigore.
G. TRIOLO
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